La fabbrica di birra di Pedavena (Belluno)



Molti i messaggi arrivati!

Un ringraziamento a tutti quelli che ci hanno scritto e a cui non abbiamo avuto la possibilità di rispondere (solo all'ultima news hanno risposto circa 250 persone!): grazie da tutti noi per il supporto che continuate a darci.

Qui di seguito, alcune delle lettere che ci avete spedito:

Tiziano Speranzon:

Spero vivamente che il gruppo Kopparberg dia la possibilità di mantenere la birreria di Pedavena. Lo speriamo in tantissimi. La sua chiusura sarebbe un oltraggio alla storia, alla tradizione, al buon senso ed alla professionalità che non dovrebbe essere permesso dal Governo Italiano.

Auguri a Voi: di vero cuore.

Sergio Andreatta - scrittore veneto/pontino:

Latina, 1.08.2005 - Sostengo i lavoratori del birrificio Pedavena nella loro battaglia per l'occupazione e per il mantenimento di una tradizione, anche culturale, antica e illustre. Per certi versi sono sconcertato dalla vicenda, per altri so che gli ideali che hanno illuminato la strada della battaglia non andranno dispersi. Nel nome dell'ultima nata e del nuovo imprenditore: "Prosit!".

Evita Pagani:

Buone vacanze anche a Voi con i più sentiti auguri di rapida risoluzione dei problemi. Voi _dovete_ continuare a lavorare con tutta la professionalità e competenza sempre dimostrate e noi _vogliamo_ continuare a bere la birra di PEDAVENA!!!! Loro _non possono_ disconoscere questa realtà occupazionale e questo mercato!!!!

Stefano Matarrazzo:

Sono un professionista meridionale, moderato e costante bevitore di birra, nonché curioso di storia della buona birra. Mi unisco idealmente e totalmente alla vostra protesta, sottolineando come, ancora una volta, una multinazionale abbia fallito la missione aziendale in loco ed abbia portato ricchezza solo e soltanto ai propri padroni.

Questa non è né polemica né politica, ma è purtroppo la brutta realtà che si verifica ormai quasi in tutte le aziende possedute da multinazionali. È su queste e su tante altre cose di questo tipo che i potentati economici e i governi di ogni colore politico delle nazioni ricche (talvolta evidentemente influenzati da politici interessati a propri tornaconti di breve ma proficua durata!) e le organizzazioni internazionali (talvolta inutili!), dovrebbero iniziare a porre necessaria ed adeguata attenzione.

Cordiali saluti ed un caloroso e solidale incoraggiamento a tutti i lavoratori della Birreria Pedavena.

Matteo Ferrari:

Salve,
sono un ragazzo di Parma.
Ieri ho partecipato alla Gran Fondo Campagnolo e finalmente sono passato davanti alla vostra bella birreria, con locale annesso.
Sono un grande appassionato di birra (nonché produttore casalingo per piacere e per divertimento) e mi è molto dispiaciuto sapere della vostra situazione attuale.
Volevo solo farvi un grosso in bocca al lupo per il futuro e spero che la birreria resti aperta (cazzo ma come si fa a chiudere una fabbrica di birra????) visto che l'anno prossimo ho intenzione di venire qualche giorno prima a Feltre per la Gran Fondo, in modo da venire a farmi una qualche birra da voi.

Forza ragazzi, forza!

Paolo Scamuzzi, Presidente del Chieri Rugby:

Tutto il Chieri rugby è con i lavoratori della Pedavena e la sua splendida birra!!!
W la Pedavena... W la birra... W il rugby... !!!

Andrea Imeroni: Cari amici,
non mi pareva vero che alla scampanellata del corriere, corrispondesse l'arrivo dei ricordi e e il risveglio della memoria.
Decine e decine di anni cancellati in un sol colpo! Aprire la scatola e incontrare di nuovo una innamorata dei tempi passati, é stato davvero emozionante.
Si finivano tardi le partite di pallacanestro e si finiva quasi sempre alla birreria Pedavena in quel di Trento. Giovani, ma già intenditori, o più semplicemente fortunati di vivere accanto a una birra siffatta. Quando l'ho assaporata di nuovo, dopo averla cercata per tanto tempo avendone le notizie più strane e molte volte inaffidabili, mi rimanevano due certezze. Che la birreria trentina vendeva altra birra e che la Pedavena era diventata una birra per eletti. Poi l'incontro con la vostra campagna per la salvezza, ovvio della birra, ma ciò che più conta del vostro lavoro! Ed è a questo che ho sempre pensato quando vi ho scritto. Sento oggi che ci sono speranze, e spero che a queste seguano certezze. Sappiate che se fossi un credente, ma non lo sono, pregherei per la soluzione ottimale dei vostri problemi; se fossi un vecchio socialista mi batterei fino in fondo per la difesa dei vostri diritti, ma anche quei tempi sono lontani, ma oserei dire, che anche se fossi un vecchio democristiano bellunese, ma non lo sono, mi sentirei comunque carico di responsabilità e cercherei di aiutare a risolvere questa intricata situazione. Ma viviamo tempi che non hanno più nulla a che vedere né con la tradizione, né con la lotta, né con la pacatezza e la perseveranza...siamo in tempi bui e chissà se il "dopodomani" non ci riservi qualche bella sorpresa. Non mi resta dunque che dichiararmi un incallito assaggiatore che ha ritrovato il gusto del tempo!

La mia memoria è stata costretta a resuscitare ricordi, sapori e saperi di un tempo e assaporando la "vostra" (ma anche un po' mia) birra non ho potuto che pensare a voi.
Grazie amici e vedrò in una delle mie peregrinazioni, dato che sono presidente di una grande associazione di anziani, di venirvi a trovare per ricambiare. Anche questa é una vecchia tradizione che non ho mai smesso di seguire.

p.s. a coloro che stanno cercando di acquistare la "vostra" fabbrica di birra eccelsa, vorrei consigliare di berla non solo con prodotti a base di carne, o la sera prima di andare a letto, ma con una bella impepata di cozze o con un buon sugo di pesce. Capiranno, i subentranti, che una birra con un retrogusto siffatto, amaro al punto giusto e profumato, va oltre la tradizione e può ben vantarsi di poter accompagnare anche piatti, che altre birre affosserebbero. Naturalmente cozze, pesce e birra devono essere fresche! (sulla freschezza della birra ho ritrovato l'antica certezza, mentre per il pesce....)
Provare per credere e a presto.

Bruno Ferrobraio - Genova: Spero con tutto il cuore che la vostra vicenda si avvii a conclusione. La precarietà che le vostre famiglie stanno vivendo spero abbia finalmente fine.
Spero che heineken (non mi viene proprio di scriverlo maiuscolo) oltre a distinguersi per la sua capacità di raccontare bugie a discapito dei lavoratori sappia, almeno una volta, fare una cosa giusta: vendere a chi vede nella bira non solamente un business, ma un modo per esaltare le capacità e la proffesionalità dei lavoratori nel saper produrre un prodotto di qualità.
Spero sinceramente che questa Pasqua vi porti nell'uovo una magnifica sorpresa, il Lavoro. Per quanto riguarda la dignità, quella non la troverete mai nell'uovo di Pasqua. Ve la siete guadagnata da lavoratori e l'avete esaltata in questo frangente.

FAPIS/CONFINTESA - Il Segretario Generale Francesca Zizi: Con la presente, la Segreteria Generale della FAPIS/CONFINTESA Vi augura una serena Pasqua a voi tutti e i vostri cari dandoVi al contempo tutto il nostro sostegno morale e sindacale per la vostra strenua lotta augurandoVi altresì che venga riconosciuta l'adeguata dignità professionale e la garanzia di poter continuare l'attività produttiva salvaguardando il più possibile i livelli occupazionali.

Adriano La Rocca: La mia totale e fraterna solidarietà ai lavoratori della gloriosa Birreria Pedavena!
Le intenzioni del gruppo svedese interessato all'acquisto sembrano quelle più vicine all'interesse dell'azienda, a quello dei suoi dipendenti ed anche a quello dei consumatori. Le istituzioni debbono dare il proprio sostegno ad una uscita dignitosa della fabbrica e del marchio dal controllo della ipocrita e fallimentare gestione della multinazionale Heineken. I lavoratori continuino a chiedere il contributo dei cittadini ed anche quello dei consumatori a sostegno della loro vertenza: bisogna tra loro unire e saldare questi interessi. La Heineken deve avvertire il rischio che i consumatori possano non condividere scelte come questa ed, in risposta ad un atteggiamento sbagliato, organizzare il boicottaggio dei suoi prodotti.

Gigi - Biella: "Un sito produttivo come quello di Pedavena, che è una fabbrica modello, storica, funzionale, molto bella e soprattutto importante dal punto di vista della produzione, può lanciare ulteriormente la nostra birra sul mercato", ha dichiarato l'alto dirigente svedese. Ha poi aggiunto: "Voglio rassicurare gli operai che già si stanno guardando attorno alla ricerca di un altro lavoro. Delle maestranze altamente preparate che non vogliamo perdere".
ma esistono ancore persone del genere che tengono conto delle capacità individuali?
Se dovreste essere acquisiti da una ditta che esordisce in questa maniera, non potrei che invidiarvi...

Rodolfo De Gasperin - Messico, discendente di un emigrante bellunese (originale in spagnolo): Mi dispiace.
Sono stato tre anni fa Pedavena... e ho dei ricordi molto belli del poco tempo che sfruttai li. Ebbi l'opportunità di bere una buona birra. In verità nessuno si merita quello che sta succedendo.(...) Il progetto internazionale dell'economia e della politica degli Stati Uniti va a rompere i valori fondamentali di ogni comunità. Così si effettua la colonizzazione dei popoli nel XXI secolo.
In Messico abbiamo una grande diffusione di sette religiose finanziate dai grandi industriali degli Stati Uniti che vanno a minare, poco a poco, l'identità nazionale che ruota attorno alla religione cattolica e alla Vergine di Guadalupe, per convertire la fede dei cattolici ai criteri dottrinari dei propri intereressi settari, perché cosìm non sono più uniti dalla religione.
Penso che eliminare dal panorama la Birreria di Pedavena non risponda a criteri solo economici o di strategia di mercato. Talvolta credo questi siano solo il pretesto. La chiusura della Birreria di Pedavena è qualcosa di più. È togliere un simbolo che unisce. È togliere la storia. È chiudere un centro di socializzazione. Eliminare la birra Pedavena e inserire Heineken.... questo si può chiamare solo colonizzazione. Che Dio sia con voi e riempia il vostro cuore con la forza necessaria. Un abbraccio a tutti.

Giulio Mazzarini - Inghilterra: Spero proprio che Padavena rinasca e sia più forte che mai. Ho letto che Beppe Grillo è disposto a lavorare gratis: sappiate che anch'io, fotografo, regista e art director pubblicitario, sono disponibile a darvi una mano gratis per un eventuale campagna pubblicitaria di rilancio della marca.

Gianguido Saveri: Ho firmato la petizione sul sito. Era il minimo.
Le multinazionali stanno comprando e smantellando pezzo a pezzo l'industria italiana. È dell'altro ieri la notizia della svendita e della chiusura di un terzo del settore siderurgico italiano. Un settore strategico e in forte crescita.
La FIAT è destinata a un non più lento declino e l'informatica ce la siamo giocata anni fa...
I marchi storici del food e del beverage sono ormai proprietà della Kraft o della Nestlé o della Danone.
Sono centinaia le realtà storiche locali scomparse, talune per incapacità di evolversi, talaltre perché in competizione con aziende semplicemente più agressive.
Mi sorprendo a ritrovarmi "nazionalista" e "protezionista", ma qui ci stanno spogliando poco a poco, senza darci nulla in cambio!
Politicamente sono di sinistra, ma un po' di autarchia e spirito di Patria non farebbero male anche ai più internazionalisti!

Giuseppe Ruggeri - Messina: Che la compri la Regione Veneto, il glorioso birrificio di Pedavena, questa è storia e cultura di un popolo, non si deve perdere, solo perchè degli imprenditori senza scrupoli, sfruttando tutte le sovvenzioni regionali e nazionali, si arricchiscono ancor di più, lasciando il deserto, calpestando la dignità dei lavoratori. Non compriamo più birra del gruppo Heineken.

Dario Tensini - Private Banking Torino: Credo che si dovrebbe trarre insegnamento dai francesi, quando si tratta di difendere una tradizione culturale nazionale.
Sono concettualmente un liberista, ma quando gli interessi imprenditoriali dimenticano e travolgono le nostre tradizioni, occorre opporsi.
Che Heineken dica il prezzo per la cessione credo che non sarà difficile trovare un gruppo di imprenditori disposto a subentrare nell'affare.
Non mollate!!!!!

Stefano Righi, alias Johnson Righeira - Cantante: Dopo aver firmato in data 11/12/2004 l'appello on line sul Vs. sito ho deciso di non acquistare più, in segno di protesta, la birra Heineken, nonostante sia da anni la birra di grande distribuzione da me preferita. Ho anche cercato senza trovarlo un indirizzo e-mail Heineken a cui spedire copia di questa mia. Continuerò a seguire con partecipazione l'evolversi della vicenda che spero abbia presto una soluzione positiva.
I miei migliori auguri.

Nota di redazione: Stefano Righi ha anche scritto direttamente ad Heineken; qui di seguito il contenuto di quella lettera:
La presente per informarLa che, dopo aver appreso la decisione di chiudere lo stabilimento di Pedavena da parte della Vostra Azienda, ho deciso di non acquistare più la birra Heineken, nonostante sia da anni la birra di grande distribuzione da me preferita, quella che era sempre presente nel mio frigorifero.

Eugenio Finardi - Musicista e cantautore: Tenete duro!

Laura Bortoloso - Schio:
(da "Il Giornale di Vicenza" - Crisi, solidarietà da Schio alla Birreria di Pedavena)
Scrivo in merito alla situazione della Birreria Pedavena a Feltre. Sono rimasta amareggiata nel vedere che la Heineken fa di tutto per impedire l'acquisizione di tutto lo stabilimento da parte di compratori interessati, ma la cosa che più mi irrita è che la Birreria non è né in crisi né tanto meno poco produttiva, al contrario è assolutamente florida e ha una qualità della birra eccezionale (lo testimoniano i numerosi premi vinti). Così facendo si distrugge la storia e l'economia di un intero territorio.
Qui non si tratta di delocalizzazione, ma di una vera e propria chiusura.
Forse perché la Heineken ha paura di concorrenti? Credo che moltissimi, tra noi vicentini, abbiano fatto almeno una volta nella vita una visita in quel di Feltre, per chi poi ha svolto il servizio militare il ricordo è ancora più forte.
È possibile, chiedo, aiutare queste persone? Non penso chiedano soldi, e nemmeno credo servano, chiedono solo visibilità e solidarietà. Ribadisco che chiudere lo stabilimento è sinonimo di distruzione di un pezzo di storia che riguarda tutti noi, anche se non viviamo a Feltre. Spero che in qualche modo si possa aiutare chi ha bisogno, in questo caso anche senza dare soldi.

Mauro Missana - Direttore di programmazione radio privata: Sollecitato da un amico ho firmato il vostro appello, perché mi sembrava giusto innanzitutto garantire il livello occupazionale, ma anche creare una sorta di comitato di garanzia per alcune produzioni prettamente locali, che non hanno alcuna tutela.
Negli ultimi anni le grosse holding che gestiscono i marchi storici della birra hanno distrutto quello che era un pezzo di storia della produzione birraria italiana. Penso, ad esempio, alla Moretti, che era una sorta di istituzione locale, che faceva conoscere Udine e il Friuli fuori dai confini regionali. Anche in questo caso è stato il gigante Heineken a comprare e smantellare la produzione locale. Senza contare che in questa maniera ha snaturano un prodotto di cui la gente andava orgogliosa e si identificava.
Difficile partorire soluzioni, certo ci vorrebbe una sorta di marchio di qualità (quelli enologici sono soltanto un esempio da percorrere) e di riconoscimento, tipo delle produzioni particolari, come succede in Germania, dove le Birrerie sono un po' l'orgoglio delle varie città e, nonostante gli stabilimenti siano ormai situati all'esterno delle cinture urbane, birre come HB o Paulaner continuano ad essere il simbolo di metropoli come Monaco. Questo perché i locali storici monomarca (penso ai tre Moretti che operavano a Udine) sono praticamente spariti, oppure non significano più nulla.
Le mie sono soltanto delle annotazioni veloci, ma la vostra lotta potrebbe essere il principio di una piccola rivoluzione dal basso, che possa nascere anche da consumatori e addetti ai lavori, che si trovano nelle condizioni di dover subire i diktat dei grossi gruppi, senza poter fare nulla di serio.

Daniele - Treviso: ho letto nel sito la situazione dello storico stabilimento di Pedavena e della sua storia in cui come ultimamente spesso succede, gli imprenditori prima sfruttano il territorio e poi se ne vanno dove fa comodo a loro. Penso che da Pedavena come anche da Segusino deve partire una risposta forte di noi veneti e di noi consumatori. Ho letto anche le varie proposte di boiccottaggio dei Vostri lettori, e a proposito di questo vorrei proporre un boiccottaggio dall'alto.
Voi dovrete mettervi d'accordo con delle catene di supermercati del nord-est in modo tale che questi non comprino più birra Heinken (e relative): gli effetti di questo progetto secondo me si rivelebbero vantaggiosi per entrambe le parti:
- Voi (o meglio noi veneti e consumatori) dareste una risposta forte alla Heineken, che se perde 10 consumatori non ci bada ma intere catene di supermercati sono altri numeri.
- I supermercati otterrebero da questo evento molta buona pubblicità gratuita e secondo me anche un aumento della clientela. Pensate alla risonanza della notizia!

Monica Sandi: In un mondo che ci obbliga alla globalizzazione (nel suo significato negativo) e alla ricerca del solo profitto, è bello sapere che una collettività si trova riunita nella battaglia per preservare non solo dei posti di lavoro, di vitale importanza per le famiglie e la nostra società, ma anche la propria tradizione e l'identità culturale.
I miei più cordiali saluti e il mio sostegno.

Bruno Ferrobraio - Genova: Per l'ennesima volta leggo di una chiusura.
Purtroppo anche io sono passato per crisi e mobilità. Fortunatamente ero vicino alla pensione e ho fatto la scelta volontaria di escludermi dal mondo del lavoro per evitare a lavoratori più giovani di trovarsi in una situazione che, in alcuni casi, poteva prendere risvolti tragici.
Il mondo, e l'Italia in particolare, è cambiato. La cultura del lavoro è stata soppiantata da quella del profitto più sfrenato, la finanza prende il posto del lavoro "sudato" perché ora i soldi e i profitti si fanno con i soldi ed il lavoro non conta. Non contano sia la cultura che il mondo del lavoro ha saputo costruire in anni di lotte e sacrifici, non conta la dignità dei lavoratori che viene calpestata giorno dopo giorno marcandoli e riconoscendoli sempre più spesso con un numero di matricola e non per le loro capacità e professionalità.
Parole d'ordine di innalzamento dell'età pensionabile da un lato e estromissioni dall'azienda quando non si è più giovani per rigare dritto né abbastanza anziani per meritare il giusto riposo. Questo è il salto culturale del nostro paese che ha reso polvere tutto ciò che i lavoratori hanno sudato per far sì che i loro diritti e la loro dignità fosse riconosciuta. A tutto questo io mi ribello!
Anche voi siete chiamati ancora una volta a difendere il sacrosanto diritto al lavoro, quel lavoro che vi ha fatto crescere in professionalità e dignità. Tenete duro, forse non riuscirete, visto la politica odierna, a raggiungere l'obiettivo di conservare il vostro posto di lavoro, ma siatene certi, nessuno vi togliera la possibilità di tornare a casa e guardare i vostri figli a testa alta, e questo non è cosa da poco, non tutti potranno farlo senza provare un senso di vergogna per aver affossato i sogni di una vita di lavoratori onesti.
Vi faccio i mie migliori auguri perché tutto si possa risolvere per il meglio e i miei complimenti per l'esempio che state dando ai vostri figli, mogli o mariti. Potrete essere disoccupati ma uomini.

Piero Pellizzari - Udine: Io non bevo spesso birra, ma, data la situazione ben evidenziata nel vostro sito, è certo che quando capiterò in qualche birreria non lascerò un centesimo alla Heineken. Auguri e saluti.

Alessandro Bertoncello: Prometto che se non sarà annullata la decisione di Heineken di non permettere un futuro alla fabbrica di birra di Pedavena, non berrò più birre Heineken o Amstel e (per quanto possibile) chiederò ad altri attraverso questo mezzo di fare altrettanto, informandoli di cosa è accaduto.

Alfred Lauren: se la minaccia di chiudere continua, non compreremo più la Heineken, passeremo parola...

Paola Micheletto e Paola Boscato - Valenza (AL, " ma di radici venete", come tengono a precisare): Scriviamo a voi... non abbiamo trovato un forum diverso. Non sarebbe possibile magari organizzare uno sciopero dei consumatori contro il marchio Heineken per farli riflettere?

Graziano Longari: ... ed io non berrò più la Heineken!!!

Visto che i dirigenti delle multinazionali capiscono solo il linguaggio delle cifre, proponiamo un bel boicottaggio del prodotto in questione, che per motivi di pura concorrenza viene eliminato per acquisire quote di mercato... Forse, quando i numeri non saranno più così favorevoli, porteranno i grandi a più miti consigli?

Michele Zanta: ...è troppo minacciare il boicottamento di tutti i marchi del gruppo Heineken , se sarà questa la decisione definitiva? Io sarei pronto a farlo... Tenete duro, ciao

Enzo - Treviso: Ho letto l'articolo riguardante la Birreria di Pedavena, la Vostra, la Nostra Birreria e per dirla con un eufemismo, sono rimasto sorpreso da questa decisione dei vertici olandesi. Abito a Treviso e Vi posso garantire che ogni anno, anche più di una volta, vengo nel bellissimo Feltrino, in quel posto dove mi sembra che il tempo si sia fermato e dove si sta un bene da Dio. Ogni volta che io e la mia famiglia veniamo lì, (l'estate scorsa ci sono stato 3/4 volte), si deve sempre aspettare un bel po' prima di potersi sedere e trovare posto, questo non è certo sintomo di crisi o quant'altro! Se poi ci mettete la birra buona, il personale all'altezza, il posto straordinario con le vette Feltrine che circondano il paesaggio, viene da pensare che bisogna essere dei pazzi a chiudere un posto che "tira" come quello. Non so e non voglio sapere perché questa decisione, anche l'Heineken ha i suoi "soloni" e avrà fatto i propri calcoli, ma quelli sono olandesi, che ne sanno della storica birreria bellunese? NON FATELA CHIUDERE, SAREBBE UN SACRILEGIO!!! Per quel che posso fare sarò sempre con Voi, il mio pensiero è a Voi e alle Vostre famiglie in questo tristissimo periodo, spero proprio che si faccia avanti qualche ricco imprenditore e faccia il miracolo, sperare non costa nulla, mollare è assolutamente vietato!

Sergio Menegon: Avete tutto il mio sostegno. Chi non rispetta il lavoro non merita rispetto. Sono lieto di comunicarvi che come forma di solidarietà e protesta, nel mio piccolo, fino a quando questa situazione non avrà trovato una soluzione che salvaguardi il posto di lavoro, le capacità, la professionalità e la tradizione dei dipendenti dello stabilimento di Pedavena mi asterrò dal consumare qualsiasi tipo di birra prodotta da Heineken.

Vi autorizzo a girare questa mail qualora riteniate utile alla vostra causa rendere pubblica la mia personalissima decisione. Distinti saluti e in bocca al lupo per la vostra lotta.

Fabrizio Venturelli: Cari amici, sono un dipendente della Lucchini S.p.A. di Piombino, nota acciaieria, e sono solidale con Voi, avendo già firmato la vostra causa in passato!! Sono disgustato e preoccupato per come grossi marchi, alimentari e non, chiudono stabilimenti anche se in attivo; il caso Michelin del paese vicino Roma insegna qualcosa!!

Purtroppo, in questo mondo malato e frastornato, non ci si capisce più niente e, molti economi, pure loro, dicono tutto ed il contrario di tutto!!! Anche il sindacato, come i partiti sia di destra che di sinistra, ha delle idee, ma che il giorno dopo possono cambiare!! Io sono contrario alla globalizzazione, parola che oggi ripetiamo tutti e che fino ad ieri non sapevamo nemmeno esistesse, perché porterà ricchezza ad una minoranza che ce l'ha già ed omogeneizzerà tutti noialtri verso il basso, perdendo diritti già acquisiti nel lavoro; fra l'altro, specialmente nel campo alimentare, spariranno i prodotti artigianali di qualità come la Vostra birra, per prodotti tutti simili , come mangiamo nell'Europa centro-nord!!! Ed allora, povera Italia, che una fetta molto importante di reddito ci viene proprio da questi prodotti unici al mondo!!!

Scusatemi se sono stato troppo lungo e se parlo un po' da leghista, io che sono di sinistra e che milito nella Fiom!!! Tornando alla Vostra importantissima causa, forza, la proprietà deve vendere e Voi acquistare, per fare sempre un prodotto di qualità!! Avete mai pensato ad un azionariato popolare?

Davide Trovato:

Se avessi i soldi contribuirei a sostenere le vostre fatiche di ogni giorno...

Se solo potessi vorrei darvi la tranquillità e la serenità affinché continuiate a operare in quell'arte in cui tanto avete sempre creduto...

Se solo potessi sarebbe una gioia farvi tornare a casa tranquilli la sera e che il giorno dopo l'unica cosa di cui vi dovreste preoccupare fosse un solo pensiero: come migliorare, sempre che sia possibile, il mio lavoro...

Ma soldi non ne ho, un lavoro non ho, ho un grande amore e una grande passione: uno è la mia fidanzata, l'altra e quel nettare dorato che voi con tanto amore e passione da anni create...

Vi auguro ogni bene, non perdete mai la speranza, perché domani potrebbe essere un giorno nuovo e non un nuovo giorno...

con amicizia, Davide

Luciano Masocco - Bergamo: Sono un birraio diplomatosi alla scuola per Birrai Maltatori dell'Istituto Professionale "Carlo Rizzarda" di Feltre; una scuola che per anni ha formato giovani tecnici birrai già preparati per entrare nel mondo del lavoro, desiderosi di applicare quanto appreso nello studio e desiderosi di esternare la passione per quella che per tutti noi era il primo amore: la Birra.

Vi parlo di noi Birrai, che abbiamo appreso le prime tecniche birrarie tra i banchi della scuola di Feltre e mosso i primi passi professionali tra i silos, i tank e le vecchie macchine di confezionamento dello stabilimento di birra di Pedavena. La passione per il nostro lavoro è nata mano a mano che ci addentravamo nella conoscenza del processo di fabbricazione, mano a mano che capivamo quanto semplice e nel contempo difficile, fosse applicare regole e principi ad un prodotto, la birra, che da sempre, se non la tratti con passione, …ti abbandona e "se ne va per la sua strada". Beh… questa passione, quella vera, oltre che per l'insegnamento dei professori, ce la siamo formata dentro questa fabbrica, nei giorni in cui alla teoria univamo la pratica. Lì e solo lì, tra quelle mura che odoravano di birra e lievito, tra quei tank e quei tini di fermentazione, dove nemmeno l'anidride carbonica ci impediva di nasconderci per berci un bicchiere di birra, lì siamo diventati Birrai con la B maiuscola.

Ricordo le caldaie di rame, le ringhiere in ottone spesso lucidate con fatica, ma con l'orgoglio di chi sapeva che poi sarebbero state ammirate dai numerosi turisti; i pavimenti puliti con lo spazzolone e l'acido, che dava un po' fastidio al naso, ma "faceva bello"; i silos, in cui si entrava appesi ad una scala per togliervi i rimasugli di farina; i tank di fermentazione lavati dopo avere spinto all'esterno il lievito, con la pala; i serbatoi di deposito lavati al freddo della cantina n° 15, il "quìndese" come lo chiamavamo in dialetto; poi la formalina, con la quale disinfettavamo ogni cosa, compresi noi stessi; poi le tele della pressa lievito, lavate con la soda caustica; le vasche del pastorizzatore in cui entravano soprattutto i più piccoli (io ero uno di questi), per rimuovervi i vetri. Ebbene, queste sono cose che non si possono dimenticare, perché di esse noi siamo fatti. E la madre di tutte queste cose, di tutto il nostro modesto sapere, la madre di tutti noi Birrai chi è? È questa fabbrica, è la fabbrica di birra di Pedavena!

La fabbrica nella quale siamo entrati ragazzi e siamo usciti uomini, dove abbiamo cominciato a costruire il nostro futuro, dove abbiamo imparato, abbiamo lavorato, dato tanto e ricevuto ancora di più e dove abbiamo guadagnato l'onore di chiamarci Birrai. Questa fabbrica è il luogo dove abbiamo capito e trasmesso ai nostri figli, che solo mettendoci passione si può arrivare in alto e sentirsi qualcuno. Ecco, questa fabbrica non può finire la sua storia. In questa malaugurata ipotesi noi Birrai, per primi, ci sentiremo orfani di una cospicua parte di noi. Qualcuno ha detto che non può esistere un popolo senza storia e la storia di noi Birrai è lì, lungo quel viale alberato che da Feltre porta a Pedavena. È lì, sotto quei monti che per più di cento anni hanno fornito l'acqua cristallina e pura per produrre la birra.

È lì, vicino a quel torrente, che per anni ci ha visti arrivare, salutandoci col suo mormorio. È lì, vicino al centro di Pedavena, che nel suo Camposanto accoglie le spoglie di generazioni di Birrai, che per la fabbrica hanno dato tutta una vita ed hanno lasciato ai figli dei figli, l'onore di lavorarci. La nostra storia, la storia della birra in Italia, è tra quelle mura, dentro i tini e le caldaie, nei silos del malto, all’interno degli uffici, dentro le cantine, nel magazzino, in officina, all’interno del glorioso distaccamento dei vigili del fuoco volontari, dentro il capannone del confezionamento, nel tunnel di carico dei camion, insomma, in ogni cosa che ha contribuito a far crescere questa fabbrica e il suo prodotto. E perché questa storia continui, dobbiamo continuare a vedere la ciminiera che fuma, sentire ancora l'elevatore del malto che porta i chicchi lassù in alto, quasi vicino al Signore.

Dobbiamo e vogliamo continuare a sentire l'odore delle trebbie che vanno al silos dopo avere permesso al mosto di diventare limpido. Dobbiamo continuare a sentire l’aroma pungente del lievito che, dopo aver fatto il suo lavoro, se ne va esausto. Dobbiamo continuare a sentire il tintinnio delle bottiglie che escono colme di birra e di gioia dai nastri trasportatori e poi i fusti che, quasi da soli, rotolano verso il ristorante-birreria, pronti per essere spinati e cominciare a dissetare i turisti, giunti qui da ogni dove, principalmente per sentire il gusto e godere il piacere della birra, la nostra birra, fatta con il cuore.

Della fabbrica di Pedavena vogliamo continuare a sentire il cuore pulsante, che batte per far vivere la storia, quella storia che essa stessa si è gloriosamente costruita in tanti decenni. E in futuro, non importa per chi batterà questo cuore, non importa il colore della bandiera che sventolerà sul punto più alto del nostro opificio, non importa quale sarà il nome scritto sull'etichetta, sul fusto, o sul bicchiere: questo non importa!!! Importante sarà solo che questo cuore continui a pulsare, sempre, e che sia birra ciò che esce dalle "vene" di questa fabbrica. Birra bionda, ma di nobile "sangue blu" conquistato negli anni, sui campi di gara, cioè nei competitivi mercati di sbocco in cui la birra di Pedavena si è sempre contraddistinta per bontà e qualità e questo indipendentemente da chi, in quel momento, si serviva di lei per affermarsi nel mondo.

E anche i birrai che, come me ora, sono in giro per l'Italia, ma sempre con il cuore legato a questa fabbrica, anche noi, ci sentiremo rasserenati nell’animo se sapremo che lì, dove affondano le nostre radici, uscirà ancora la stessa birra di cento anni fa, o di quando, ancora con i calzoni corti, ci ubriacavamo con un solo bicchiere e facevamo nostri i segreti della produzione. Quegli stessi segreti che ora ci permettono di vivere dignitosamente e che contribuiscono ad arricchire chi, su piccole-grandi fabbriche, come è quella di Pedavena, ha costruito il proprio successo.

Giancarlo Fassina: Se questi vanno giù a muso duro e vogliono chiudere comunque allora la sana protesta civile non può ke essere un sano boicottaggio.
Facciamo delle belle magliette con scritto: NEINEKEN!
Degli adesivi con scritto HEINEKEN NO GRAZIE!! NO THX!! NO MERCI!! (piccolini, costano poco ma si attaccano dappertutto). Già li vedo attaccati in supermercati, ipermercati, sulle macchine, nei ristoranti,nei bar, nelle stazioni di servizio.
Gli diamo na mazzata che non solo riaprono ma ne fanno una seconda di fianco.
Hasta la birra siempre.

Pierpaolo Calosci - Genova: Nooo ragazzi che brutta notizia mi avete dato!!!!
Non è possibile... è come se chiudessero la mia prima scuola o il campetto dove giocavo da bambino.
Ho avuto il piacere di conoscere l'azienda e la birreria nel 93 mentre facevo il militare a Belluno. Sino ad allora non avevo mai bevuto birra ma dopo che un commilitone mi ha portato lì... confesso che ho passato più di una licenza del WE in zona con gli amici della Caserma Fantuzzi invece di raggiungere la fidanzata a Genova!!!
Che birra ragazzi!!! che serate!!!!!!
Un grosso saluto a tutti e incrociamo le dita!!!!!

Davide Scaglia: Certo che se la Heineken si rendesse conto che le quasi 20.000 persone che hanno firmato sarebbero pronte a non comprare più Heineken e controllate...
in bocca al lupo.

Dott. Alessandro Natoli: È triste vedere dalla A1, arrivando da Modena, lo stabilimento giallo che fu del birrificio di Crespellano, con il marchio Beghelli.
Quando decisero la chiusura di Crespellano, le capacità produttive erano sfruttate appieno. Con un piccolo particolare, la Birra Moretti, vendeva di più della Heineken. Ora se i centri di profitto devono essere solo olandesi, non ci siamo più. I soldi usciti dal circuito produttivo italiano, non rientreranno più. Un patrimonio nazionale di conoscenze andrà parcellizzato e perduto.
Sarò anche un idealista, ma non mi va di vedere "ammainata definitivamante" la bandiera italiana, perché hanno fatto fatto degli squallidi conteggi commerciali, là dove non c'è mai il sole.
Personalmente, non compro più birra Heineken (e non la voglio neppure offerta) e tutte le volte lo dico a chiunque incontro.
Heineken Sounds Good? No! Sounds Bad. Suona malissimo!!! E vorrei che suonassero anche per loro "le campane a morto".
Avete tutta la mia solidarietà.

... e ancora (da una seconda e-mail): La Birreria e l'annessa fabbrica sono non solo un pezzo di storia nazionale, ma soprattutto un pezzo di cultura. Un popolo si giudica in origine, da come faceva il pane, il vino o la birra. La tecnica tramandata oralmente, nel corso dei secoli è stata codificata e trasformata in tecnologia e tecnostrutture, che hanno permesso di portare avanti nel tempo, non solo un sistema produttivo, ma un sistema di vita, cultura e tradizioni ad esso legate. Ed ora, tutto questo andrà perduto come nebbia al sole, per un semplice, bieco calcolo contabile?
Santa pazienza! Negli Stati Uniti anche un pezzo di pietra, se ha visto transitare un qualcosa di storico viene definito "sito storico di interesse nazionale", e noi stiamo a guardare in nome di un non meglio identificato liberismo economico?
La storia siamo noi diceva una canzone, sono le nostre azioni e le nostre omissioni che fanno storia, il nostro presente, il nostro futuro.

Massimo Arvali: Se vi mollano, la loro birra se la potranno bere tutta, per quel che mi riguarderà!
In bocca al lupo.

Christophe Zava - Francia: Ho abitato per 5 anni in prov. di Treviso, avendo oggi 25 anni, ero troppo giovane a quel tempo per bere birra Pedavena (ci ho vissuto dai 5 ai 10 anni).
Però ho un dente contro Heineken. Questi, oltre a chiudere la Pedavena hanno già fatto disastri in Francia dove vivo, nel nord est, chiudendo nell'87 la birreria BASSE YUTZ. Non solo hanno messo gente in cassa d'integrazione, hanno tolto l'identità ad una regione e cancellato per sempre un patrimonio. Penso che gli eletti un bel giorno dovrebbero arrotolarsi le maniche delle loro camicie, ricordarsi perche sono eletti (non per servirsi della Republica per i fatti loro, il popolo non è lì per servire loro, ma loro sono eletti per servire i cittadini) e calciare questi conglomerati che vogliono solo il guadagno al posto dell'orgoglio dei birrai e di chi consuma la birra Pedavena. In parole povere la comunità deve prendere possesso dell'azienda e riprendersi in mano per loro, per i loro figlio, per la loro identità.
In Lussemburgo, la gente è orgogliosa delle loro birrerie (Bofferding, Battin, Moussel, Simon Pils, Dieckirch, Henri Funck) e nessun bar ne birreria vendono altre birre straniere. Al supermercato, i banchi lunghi come quelli delle acque minerali italiani, sono pieni di birre lussemburghesi. I bevitori di birra non vanno di certo a bere birre costituite di acqua, profumo e anidride carbonica, il tutto pastorizzato.
Perciò le birrerie stano bene, esportano un pò e non hanno in nessun modo voglia di allearsi con i conglomerati per una qualsiassi distribuzione straniera.
Buona fortuna ... sperando buone notizie.

Fabrizio L. Lago (scrittore) - Modena Vi invio questa mail per darvi la mia solidarietà e per appoggiare la battaglia che state sostenendo.
Ho letto la storia di questa birreria e mi sono rapidamente appassionato alla vostra causa; si sente, anche solo tramite il sito internet, quanta storia, passione, dedizione e spontaneità siano legate a questa fabbrica.
Credo che, oltre che per la tradizione birraia, questa azienda sia importante anche come simbolo dell'amore per il lavoro, di un'eticità ed un attaccamento, anche territoriale, che non possono essere compresi nelle logiche di una multinazionale. Mi auguro davvero che lo stesso Stato Italiano di adoperi adeguatamente e direttamente per salvare un tale patrimonio.

GianAntonio Cecchin (pittore) - Feltre: L'ennesima espropriazione della nostra identità territoriale e della memoria collettiva.
Con i migliori auguri per una pronta soluzione della vertenza, vi informo, se può interessare, che nella mia mostra, inaugurata martedì scorso presso il Salone degli Elefanti della Birreria ho inserito alcuni dipinti come testimonianza di solidarietà e che ho raccolto sotto il titolo "L'ultima birra?"

Carlo Noventa - Padova: È stato per me fonte di grande dispiacere apprendere la notizia della possibile chiusura della memorabile struttura di Pedavena non solo per il grande valore che rappresenta, ma anche perché mi ricorda una delle parentesi più belle, gioconde e liete della vita trascorsa nell'anno della naja servita appunto nel 7°Rgt Alpini di stanza a Feltre.
Ricordo come tutti i vari passaggi del trascorrere in divisa venivano scanditi da veri e propri rituali in compagnia del Vostro Meraviglioso Staff.
Ricordo poi che durante il servizio militare per circa 140 giorni io e il mio scaglione siamo stati inviati a Sarajevo in missione di Pace e con immenso stupore trovammo sulle bottiglie di birra da noi consumate a fiumi la dicitura: "prodotte e imbottigliate nello stabilimento di Padavena", anche questo era un modo per sentirsi in Patria, anzi per sentirci a Casa.

Anna Bonifaci - Caltrano (VI): Quello che fa ancora più rabbia è che ancora nel 2004, i dipendenti di un'azienda a conduzione avanzata in una zona dell'Europa più sviluppata, siano ancora trattati con la mentalità dell'ottocento, cioè con le bugie e la mancata informazione fino a quando non si trovano ai piedi del muro... alla faccia del rispetto dei diritti umani!
Ammiro molto tutto il vostro impegno e cercherò di trasmettere il più possibile questa vostra raccolta firme, continuate la mobilitazione, sentitevi forti perché anche se oggi c'è molto individualismo, la vostra lotta è quella di tutti... è la nostra lotta e a volte le cose si possono cambiare almeno parzialmente non solo con l'oceano in tempesta, ma anche con un'onda magari piccola ma convinta e organizzata e voi lo siete certamente! Forza e auguri e sicuramente ci ritroveremo a brindare con voi a Pedavena!

Lorenzo Russo - Mogliano Veneto (TV): Cari amici, solitamente non sono entusiasta di firmare petizioni di alcun genere. Se devo dire la verità non sono nemmeno un simpatizzante dei sindacati in generale, tantomeno di quelli di sinistra.
Ma credo che la battaglia che state portando avanti meriti di essere vinta, perché è una battaglia che va al di là dei contrasti derivanti dalla disparità di vedute. Ho quindi dato con piacere la mia adesione alla vostra iniziativa, vi auguro tutto il meglio per i tempi a venire.
Una piena vittoria e un prospero futuro come azienda e come lavoratori a Pedavena. Prosit!

Americo Carcano - Milano: Mi raccomando non mollate mai la presa, al di là dell'emotività che guida le mie parole (Pedavena è uno dei miei punti di riferimento in 45 anni che vivo le mie vacanze nel paese dei miei nonni dove conto di passare ancora molto tempo) sento che va assolutamente fatto qualche cosa in primis per le persone, ma in concomitanza per il futuro della stessa Feltre, che forse non ha ben capito l'importanza di un gesto così sconsiderato.
Avrete sempre e ovunque il mio appoggio e comunque vada sapiate che sono sempre disposto ad intervenire anche di persona. I miei piuù sinceri saluti.

Raffaele Bronca - Valdobbiadene (TV): Buongiorno, volevamo informarVi che la comunità Mac italiana e il gruppo degli "imbelli" vi appoggia nella raccolta firme, speriamo che il nostro contributo sia il più numeroso possibile, io sto mettendo tutto il mio impegno.

Attilio Vecchi - Monza: La cultura e le tradizioni di una regione sono anche legate alla gastronomia ed al buon bere! Pedavena in questo senso non è solo un marchio, ma un pezzo della tradizione veneta che sarebbe assai doloroso perdere. Ovviamente ancor più doloroso e grave sarebbe perdere posti di lavoro!! Faccio il tifo perché si trovi una ragionevole soluzione per non sprecare esperienza e tradizione.


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