La fabbrica di birra di Pedavena (Belluno)



Cosa sta succedendo?

«Il 12 ottobre si deciderà. Non ci saranno deroghe»

Fonte: Il Gazzettino - 22/09/2005

L’INTERVISTA Il sottosegretario onorevole Maurizio Sacconi, pronto a sedersi al tavolo di lavoro per la Birreria, illustra le sue strategie

Dal faccia a faccia romano dovrà uscire il futuro acquirente dello stabilimento. «C’è il rischio che la vicenda si "sfilacci"»

Il 12 ottobre si deciderà il futuro della Birreria Pedavena. Non ci saranno deroghe. Quando gli invitati al tavolo organizzato al Ministero del Welfare dal sottosegretario on. Maurizio Sacconi , si alzeranno dalle sedie, il dado sarà tratto. Basta tira e molla, strategie economiche e prese di posizione al fulmicotone.«Potremo rimanere a discutere anche ore ma quando decideremo che il faccia a faccia è concluso - ha spiegato l'on. Sacconi - la trattativa per la vendita della Birreria e dell'annesso ristorante, dovrà essere conclusa. Non ammetto deroghe. Abbiamo perso anche troppo tempo. È arrivato il tempo di stringere e capire fino in fondo cosa prospetti il futuro per lo storico stabilimento di Pedavena».

Una presa di posizione risoluta, onorevole, la sua.

«Certo, se non chiudiamo il 12 ottobre c'è il rischio che la situazione si sfilacci e potremmo trovarsi di fronte ad azioni di tipo strumentale. Basta chiacchiere. Quel giorno tutti gli interessati dovranno arrivare con le idee ben chiare e con le proposte certe».

Cosa la spaventa di più in questo momento?

«C'è il pericolo che la vicenda si protragga nel tempo, rischiando di perdere di vista l'obiettivo e trovandoci poi davanti ad una fabbrica minata dall'obsolescenza. È stata fatta la manutenzione ma si sa che se un impianto non è operativo in breve tempo si deteriora. A quel punto tutti gli sforzi fatti da ogni parte saranno vani. Inutili».

Onorevole Sacconi qual è il reale compito del tavolo?

«Non dobbiamo sicuramente sostituirci alla Banca d'affari (Ubm Credit ndr.) che sta portando avanti le trattative. Come ministero dobbiamo capire se i piani imprenditoriali ed economici proposti dagli acquirenti siano validi. Se le ditte che si vorranno accollare l'onere di rilanciare la Birreria di Pedavena, siano in grado di mantenere le promesse imprenditoriali ed economiche fatte al momento della firma del contratto di vendita. Sul tavolo ci sono varie componenti che non devono essere dimenticate. Il gruppo che vorrà subentrare all'Heineken nelle gestione della fabbrica, dovrà garantirà fra l'altro il Tfr dando così sicurezze per il futuro»

Perché, un tale interesse per una fabbrica con un'ottantina di dipendenti quando, anche nel resto del Veneto, locomotiva d'Italia, chiudono fabbriche con centinaia di operai»

«La Birreria di Pedavena è un simbolo che va ben oltre le maestranze impiegate. È l'emblema del turismo del feltrino e non solo. E poi, non dimentichiamo, accanto alla fabbrica c'è il locale nel quale lavorano una cinquantina di dipendenti».

In questi mesi caldi sono state avanzate numerose proposte tra le quali quella che prevede l'entrata degli enti pubblici nel capitale sociale di una futura azienda birraia pronta ad acquistare la storica fabbrica. Cosa ne pensa?

«Sono fermamente contrario ad un' ipotesi di questo tipo. Non è una strategia economica di Sacconi , ma lo dice la storia economica e imprenditoriale del nostro Paese».

Onorevole quando vi troverete davanti le varie proposte, quale sarà la vostra prima chiave di lettura?

«Noi puntiamo principalmente sulla continuità produttiva. Davanti a tutti deve esserci chi produce birra. Lo stabilimento è una birreria e così deve rimanere. La fabbrica è strettamente legata al locale, se salta perde di forza anche lo storico ristorante. Un cambio d'uso significa un danno notevole dal punto di vista economico sociale. Senza la Birreria Pedavena muore».

Il Feltrino e il Bellunese in questi giorni sono alle prese anche con la scottate questione Acc di Mel. Un suo commento. «Siamo di fronte ad un abbandono un po' troppo frettoloso. È necessario discutere il problema. Sono pronto ad impegnarmi. Se non sarà trovata una soluzione bisogna proteggere gli esuberi. E metteremo in campo tutto il necessario. Tutti gli strumenti possibili per cercare una ricollocazione di chi si è trovato senza lavoro».

(Alessandro Tibolla)


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